I dieci capitoli che chiariscono i Misteri Nascosti sino ad oggi
CAPITOLO N.
1
In questo capitolo si parla dei miei incontri avvenuti con Corrado Gex a Morgex
e ad Aosta, nonché di quelli stranissimi incontri avvenuti presso la base
militare di Alghero Fertilia, punto d'appoggio della base di proprietà della
CIA di Capo Marangiu, luogo predestinato per diventare la prigione dei massimi
dirigenti del P.C. Italiano, nel caso avessero avuto successo i 2 golpe
conosciuti come golpe borghese e il golpe solo.
CAPITOLO N.
2
A distanza di oltre mezzo secolo da quando Bruno Milanesio e Cesare Balbis,
appoggiati dall’assessore Laurent Vierin, utilizzando soldi pubblici, hanno
strenuamente sostenuto che il Pilatus Porter della tragedia di Ceva era di loro
proprietà, Cesare Balbis in tribunale si calò le braghe e affermò che si era
documentato e che il velivolo era delle Officine Aeronavali di Venezia.
CAPITOLO N.
3
Grazie a una collaborazione fra il colonnello Renzo Rocca e la zarina, Corrado
Gex finì nella stranissima base di Alghero Fertilia, dove non c'erano avieri di
leva ma tutti militari di carriera.
CAPITOLO N.
4
Il Pilatus Porter n° di costruzione 537 era un aereo nato con la collaborazione
della Svizzera e dell’Italia, dotato della migliore tecnologia americana nel
campo fotografico.
Per 3 anni volò con la sigla svizzera HB-FBF sui cieli austriaci, svizzeri,
francesi e italiani, protetto dai servizi segreti di tutti quei paesi.
CAPITOLO N.
5
Ricostruzione della vita del Pilatus n.c. 537 sulla base dei documenti
aeronautici svizzeri e quelli del registro aeronautico italiano.
CAPITOLO N.
6
Dal 24-06-1965 il Pilatus toglie la sigla svizzera HB-FBF e prende quella
italiana I-CONA.
Il 18-03-1966 viene dato in esercizio all’Aero Club Valle d’Aosta, ma il 22
aprile 1966, per poter andare in Francia, fu dotato di un certificato di
navigabilità a favore della società Aer Aosta S.p.A., completamente sconosciuta
in campo aeronautico.
CAPITOLO N.
7
L'aereo rimase per 2 notti incustodito nell’aeroporto francese di Le Castellet.
In quelle due notti, i servizi non identificati ispezionarono l'aereo e
scoprirono che il velivolo era dotato di una sofisticata strumentazione
fotografica atta allo spionaggio e si regolarono di conseguenza.
CAPITOLO N.
8
Viaggio di ritorno.
Il gruppo di valdostani recatisi a Le Castellet per il gemellaggio ritornò
parte in aereo e parte con le proprie macchine. I due aerei fecero scalo a
Cannes per ragioni doganali e lì, dopo una telefonata ad Aosta, decisero di
fare scalo a Villanova d’Albenga. Stranamente, Bruno Milanesio, che era in
macchina con la fidanzata, giunse anche lui ad Albenga e al bar dell’aeroporto
vide Gex e Fiorucci che telefonavano, ma non vide Zaniboni e Chabod, che erano
anche loro nel bar. Cosa strana è che l’aeroporto di Albenga era un aeroporto
militare nel quale non si poteva entrare normalmente. Cosa ancor più strana è
che, in tempi non sospetti, Bruno Milanesio, di fronte a testimoni, mi disse
che quando giunse ad Albenga l’aereo di Gex era già partito.
CAPITOLO N.
9
Da Albenga, dopo l’autorizzazione data dalla torre di controllo di Genova,
visto che non c’era alcun problema sulla rotta Albenga-Aosta, decolla solo il
Pilatus, pilotato da Gex. Sulla verticale di Millesimo, a 3 minuti dalla Valle
Padana, le comunicazioni radio, che fino a quel momento erano state nitide e
chiare, divennero confuse e incomprensibili e, contemporaneamente, l’aereo
scese di quota, tornò indietro verso Savona, intraprendendo una ginnastica
aerea sorvolando a bassa quota vari paesi della vallata, fino a schiantarsi,
dopo 30 minuti, sulle alture di Ceva. Durante questi 30 minuti, Gex rimase in
contatto con le torri di controllo, dicendo cose strane e incomprensibili.
Quella parte del tabulato delle comunicazioni radio fu sequestrata. La mia
ferma convinzione è che l’incidente sia avvenuto a causa di un agente chimico,
molto probabilmente inserito nell’aereo dai servizi segreti non identificati. Di ciò
ebbi la conferma anni dopo, a seguito di un colloquio privato con un addetto
alle torri di controllo presente in quel momento, che mi disse che il pilota
gli comunicò che c’era qualcosa a bordo del velivolo che li stava gelando. Fino
al momento dell’impatto, il pilota continuava a borbottare: "Freddo, tanto
freddo". Il giorno seguente giunse il colonnello Renzo Rocca, che
sequestrò gli ultimi 30 minuti del tabulato delle comunicazioni radio di tutte
le torri di controllo che erano state in contatto con l’aereo. La persona che
mi diede quelle informazioni si rifiutò di darmi le sue generalità, in quanto
non voleva fare la fine dei suoi colleghi delle torri di controllo del caso
Ustica.
CAPITOLO N.
10
Qualche tempo dopo, Milanesio, divenuto presidente della Società Aer Aosta,
viene convocato a Mondovì, in qualità di proprietario dell’aereo incidentato, e
lì il colonnello Renzo Rocca, con il suo pupillo procuratore Riccardo Bausone,
lo convincono, in cambio dei soldi delle due assicurazioni, a montare un gruppo
di potere per raccontare delle storie ai valdostani affinché non trapelasse che
l’incidente fu opera di sabotaggio, cosa che avrebbe fatto nascere
interrogativi pericolosi.
Igino Melotti
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